Alla sua presentazione, fu chiamata “Cigno”, anche se, in realtà, sarebbe stato più adatto “Brutto Anatroccolo”, dato lo scarso successo commerciale dell’epoca.
Era il 2011, quando Aston Martin, principalmente per riportare le emissioni inquinanti della sua flotta, nei canoni europei, decise, per la prima volta, di inserire nei listini una city-car.
Sarebbe potuta essere una grande operazione commerciale, con titoli tipo: “il lusso per tutti”, un po’ come in precedenza, avevano fatto importanti marchi automobilistici, primo fra tutti la Mercedes, con il gruppo Smart. In realtà, le intenzioni della casa inglese, rimasero legate alla mission aziendale, che da sempre, la caratterizza come marchio d’elite destinato a pochi.
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Come detto, nel 2011, venne commercializzata la Aston Martin Cygnet, che nasceva, con il proposito di vendere almeno 4.000 esemplari l’anno, ma la realtà fu ben diversa, ed in totale, su tre anni di produzione, ne vennero vendute solo 500 esemplari circa.
Il progetto, fu realizzato grazie alla collaborazione con Toyota, ed il cigno inglese, in realtà, altro non era che una iQ brandizzata Aston Martin.
Il telaio e la carrozzeria erano esattamente identici alla piccola giapponese, le uniche modifiche interessavano i gruppi ottici sia anteriori che posteriori. Inserite, poi, alcune “chicche” tuning come le evidenti prese d’aria sul cofano motore.
A dispetto del look più aggressivo e corsaiolo, la meccanica era stessa usata da Toyota. Motore 4 cilindri in linea da 1.300cc con meno di 100 cavalli, cambio manuale a 5 marce o il classico automatico CVT a presa continua.
Discorso simile per gli interni dell’auto, la plancia e la strumentazione di fattura Toyota, totalmente identici ad iQ. Ovviamente, tutto era impreziosito da materiali pregiati, come il tetto in alcantara, i sedili “reimbottiti” in pelle con cuciture a vista, ed il rivestimento, sempre in pelle, del volante sportivo e del pomello del cambio.
Sostanzialmente, la casa inglese, altro non fece che acquistare delle Toyota iQ, modificarle come un officina di tuning sa fare, e tentare di rivenderle ad un prezzo di ben 4 volte superiore a quello della vettura originale. Ora va bene che Aston è Aston, ma il pubblico, a parte qualche collezionista o qualche Vip, non ha risposto “alla chiamata”. Così nel 2013 il Cigno fu definitivamente cancellato dai listini.
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Alla commercializzazione nel 2011, bisognava spendere dai 40.000 ai 50.000 euro per acquistare una Cygnet, che in base all’allestimento, la rende a tutt’oggi, la city car più costosa al mondo. La particolarità è, che a distanza di 10 anni esatti, sul mercato dell’usato, nel 2021, per comprare la iQ inglese è richiesta esattamente la stessa cifra del 2011.
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