La vendita di auto usate con chilometri scalati, rappresenta una piaga sociale ed un “modus operandi” illecito, da anni molto diffuso, specialmente nel nostro paese.
Negli ultimi anni, si è fatto molto per cercare di risolvere questa problematica, ed ultimamente, si è arrivati ad una soluzione molto efficacie. La registrazione del chilometraggio durante le operazioni di revisione periodica dei veicoli. Dopo il passaggio biennale in un centro revisioni, viene annotata la reale percorrenza dell’auto, che successivamente, è riportata su un pubblico registro consultabile on-line in base alla targa.
Per tantissimi anno, però, commercianti disonesti, hanno ricavato un maggior profitto sulla vendita dei veicoli, ringiovanendoli di centinaia di migliaia di km. Ovviamente, queste operazioni, commesse nella non curanza delle sanzioni anche penali, per frode in commercio, erano possibili grazie ad una rete di professionisti del taroccamento.
Vere e proprie autofficine che hanno riconvertito il loro focus aziendale, da riparazione di auto a taroccamento di tachimetri, ricavando anch’esse facili guadagni con poco lavoro, alimentando anche il business dell’evasione fiscale. Si immagina, infatti, che tali lavorazioni non venissero fatturate, ma, il “professionista” percepisse un compenso in contanti senza emettere ricevute, ingiustificabili fiscalmente.
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Non prendermi per il chilometro
La vicenda giudiziaria di cui parliamo oggi, vede protagonista, uno di quei “commercianti” dichiaratosi da sempre estraneo a queste procedure, e che, da anni si “batte” per eliminare questo cancro dell’automotive. Il fondatore della community Facebook omonima, del sito internet “non prendermi per il chilometro”, nonché spesso “consulente” nelle inchieste reali di Striscia la Notizia, è sottoposto ad un indagine giudiziaria.
Nello specifico, Alfredo Bellucci, oltre ad essere a capo della comunità web, è socio della Biauto di Torino, e della “Car Km snc”, quest’ultima, indagata per aver venduto un’auto usata (una Jeep Cherokee), alla quale mancano all’appello circa 50.000 km. Dunque il giustiziere dei km taroccati, che per primo ha denunciato moltissimi colleghi, anche diffamandoli pubblicamente, è caduto nella sua stessa rete.
Bisognerà attendere la fine del procedimento penale per trarre conclusioni, ma, l’indagine della procura è abbastanza chiara. Oltre al “taroccamento”, il leader della “legalità” automobilistica, rischia anche di dover risarcire la somma di 150.000€ al collega di Torino, Auto Crocetta, per una diffamazione avvenuta attraverso la pagina social del gruppo, ritenuta non come denunzia di un fatto realmente accaduto, ma mero screditamento nell’ottica di una sleale concorrenza.
Non per essere “colpevolisti” ma, fin da subito, l’atteggiamento del Bellucci era sembrato troppo “introdotto” nell’ambiente del lifting chilometrico. Lui, commerciante d’auto, ne sapeva abbastanza, probabile sintomo di un passato oscuro collegato a tale pratica.
Può essere che si sia redento ed abbia iniziato una crociata per debellare questo male? Può essere che, certo del fatto di farsi portavoce della legalità, avesse contezza che nessuno avrebbe mai controllato il suo operato tanto da sentirsi sereno nel commettere il reato che combatte? E se fosse stato in passato anche lui uno degli “infedeli” scaricatori di km, avrà risarcito i suoi vecchi clienti? Domande a cui solo il diretto interessato potrà, se vorrà, rispondere.