Se a metà degli anni ’80 avevate 18 anni, di sicuro, nel cuore vi saranno rimaste queste “Piccole Belve Turbo”, icone delle auto sportive per eccellenza, che hanno emozionato e fatto sognare intere generazioni, e coniato termini come: “Ti attacca al sedile”.
Il podio delle Racing
Partiamo dalla “Cattiva” Renault Supercinque GT Turbo, che con un buon assetto, ed il motore ben progettato dal Reparto Sportivo, erogava 115 Cavalli di potenza, ed una velocità massima di 201 km/h. Essendo molto rigida, era divertentissima da guidare, soprattutto nelle curve di montagna, in salita, anche se richiedeva un minimo di esperienza per essere condotta al limite, perché, come si sollevava il piede dall’acceleratore a centro curva, il posteriore della 5 tendeva a scivolare via.
Passiamo poi alla “Leggerissima” Fiat Uno Turbo i.e., che, pur avendo 10 Cavalli in meno della “Rivale” francese, raggiungeva facilmente la velocità massima di 200 km/h. Con il turbocompressore in funzione, soprattutto in curva, regalava dei sottosterzi a volte pericolosi, che disegnavano delle strisciate di pneumatico lungo tutta la carreggiata.
Infine, arriviamo alla “Piccola Belva”, parliamo della mitica Ford Fiesta RS Turbo, che, a differenza delle “Sorelle”, aveva un motore di cilindrata maggiore. Era sempre sovralimentato da un turbocompressore, ma di 1600 cc anziché 1400 cc. Ovviamente anche la potenza era superiore, che, rispetto alle “Rivali” era di ben 133 cavalli unito ad una tenuta di strada molto elevata. Ottima la guidabilità e, strepitosa la velocità massima di 212 km/h che la fece appezzare anche nell’utilizzo in pista.
Per quanto possano essere state “pericolose”, per la tenuta di strada, per il rapporto peso/potenza e soprattutto per la risposta violenta e inaspettata del turbocompressore, queste “Piccole Belve” con quelle scritte “TURBO” sulla carrozzeria, ancora oggi emozionano gli appassionati e soprattutto gli ex possessori che, nel rivederle riaprono cassetti della memoria legati alla gioventù. Ad oggi, gli esemplari rimasti, sono in mano ad appassionati e collezionisti ben custodite e tirate a lucido, e, per aggiudicarsi un esemplare discreto nelle condizioni di conservazione bisogna spendere dai 10.000 euro a salire.