Come tutti noi, anche il massimo esponente della Chiesa Cattolica, per gli spostamenti via terra, di norma utilizza l’automobile, ma com’è cambiata, la “mobilità” ecclesiastica in mezzo secolo?
Già dai primi anni del ‘900, la diffusione delle automobili, cambiò il modo di spostarsi e le abitudini dell’umanità, e da questa innovazione, non fu indenne la Chiesa, e il suo massimo rappresentante. Così, a partire dal 1909, iniziò un lento cambiamento, che vedeva il “pensionamento” della Sedia Gestatoria, in favore dell’automobile. Per molti di quegli anni, tutte le case produttrici di automobili, facevano a gara per “omaggiare” il Santo Padre della propria vettura di punta, ma, i Papi che si susseguirono, non ne fecero mai un utilizzo importante. La svolta avvenne a metà degli anni ’70, con Paolo VI che, in occasione del Giubileo, si presentò in Piazza San Pietro, tra i fedeli, con una bianchissima Toyota Land Cruiser appositamente allestita, per fornire ai fedeli un’ottima visibilità dell’ecclesiastico.
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Giovanni Paolo II e la “Papamobile”
Fu proprio Wojtyła a segnare una doppia svolta nella storia delle vetture vaticane, essendo stato il primo ad usarle in maniera più costante rispetto alla sedia papale, e facendo “ribattezzare” dai fedeli, la sua vettura, con il nomignolo (a lui però non gradito) di “Papamobile”. Il Papa che tutti ricordiamo con grande affetto per il suo carattere mite e le sue opere d’amore, ha continuato ad utilizzare la 4×4 Toyota dei suoi predecessori, affiancandola, nel 1980, da una Fiat Nuova Campagnola, sempre appositamente allestita e totalmente aperta, per garantire un’ottima visibilità del sacerdote nelle occasioni tra i fedeli. Proprio a bordo di quest’ultima fuoristrada, nel 1981, Giovanni Paolo, fu vittima del vile attentato che tutti ricordiamo, in Piazza San Pietro, quando fu raggiunto da colpi di arma da fuoco mentre benediva la folla dal pianale allestito della Fiat “vaticana”.
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Le auto del Santo Padre dopo il 1981
A seguito dell’attentato alla vita Giovanni Paolo, la sicurezza del Vaticano, decise di rimodulare il prototipo di vettura da utilizzare negli spostamenti e nelle celebrazioni, progettando un cabina in vetro blindato da applicare sul pianale posteriore della futura auto di Sua Santità. Fu così, che si aggiunse al parco veicoli della Chiesa, una Mercedes-Benz 230 G e una Land Rover 110, entrambe anti-proiettili, anche se, almeno per le celebrazioni interne a San Pietro, il sacerdote polacco continuò, per su espressa volontà ad utilizzare la Campagnola aperta, per avere un contatto con i fedeli che non fosse disumanizzato da un vetro. Nel 2002, tutte queste auto, vennero sostituite e riposte all’interno del reparto carrozze dei Musei Vaticani, e subentrò una Mercedes ML 430, in uso fino al 2012, che ha accompagnato anche il pontificato di Benedetto XVI.
Francesco e il voto di povertà
L’avvento di Francesco, ha nuovamente rimodellato l’utilizzo dell’auto in Vaticano, l’argentino infatti, noto per la sua propensione alla vicinanza agli ultimi ed ai poveri, ha espressamente bandito, se non strettamente necessario, l’uso di berline di “lusso” o fuoristrada appositamente preparati per l’alta carica della Chiesa, facendosi vedere, più volte sui sedili posteriori di una semplicissima Ford Focus seconda serie di colore blu.
Da sottolineare, che di auto papali, in realtà ce ne sarebbero un’infinità da elencare, perché oltre a quelle descritte, troviamo tutte le “ammiraglie” di rappresentanza, e soprattutto, tutte le varie auto, autobus e mezzi speciali messi a disposizione dei Papi nelle trasferte, dai vari paesi ospitanti.